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Quarta giornata: Il nemico del rumore

Dopo la giornata dedicata a come sono mutate le relazioni in famiglia e a scuola, parliamo di un altro tema centrale in un periodo come questo.

I ragazzi prima abituati alle feste con gli amici, alla musica, al dialogo, sono costretti ad affrontare un nuovo nemico: il silenzio.

 

Il silenzio in quarantena

Una professoressa che insegna italiano in un liceo di Bergamo sottopone i suoi studenti ad un questionario per indurli a riflettere sul silenzio, ormai protagonista della loro vita in quarantena.


Ecco dunque le domande dell’insegnante e di seguito le risposte di due studentesse, che danno libero sfogo alle loro emozioni attraverso la scrittura e la parola, senza le quali l'uomo si sente perduto.


1. Che cosa significa per te il silenzio? Come è cambiata la tua visione in merito ad esso dopo la quarantena?


Ester: Il silenzio per me è trovarsi nel vuoto, non riuscire ad interagire con il mondo circostante.

C’erano diversi momenti della mia vita di tutti giorni prima della pandemia in cui si manifestava questa strana e rara sensazione: durante una verifica a scuola, in un momento di imbarazzo all'interno di una conversazione o ancora quando d’estate non riuscivo a prendere sonno per il troppo caldo che invadeva la stanza e quindi rimanevo da sola nel silenzio incombente. Ma proprio per questa sua rarità guardavo sempre al silenzio come una desiderata occasione di un po’ di pace e serenità in cui poter riflettere su temi a me cari, ma anche su preoccupazioni quotidiane.

Dopo un anno di COVID la mia visione del silenzio si è rovesciata completamente: inizialmente ero contenta di poter trascorrere un po’ di tempo da sola, ma poi, come con tutte le cose che si ripetono innumerevoli volte, ho cominciato ad annoiarmi; ora la mia è una fuga continua e senza fine dal silenzio che mi rincorre e che tenta di catturarmi per inabissarmi nella più cupa solitudine.



Michelle: Prima dello scoppio della pandemia per me il silenzio rappresentava un momento di pace, di relax: mi capitava spesso di sedermi sul treno e appoggiarmi al finestrino, non pensando a niente.

Però come conseguenza dell’epidemia è cambiato drasticamente il mio punto di vista. In effetti adesso,

dopo aver trascorso lunghi periodi di silenzio, lo interpreto in maniera negativa: è per me qualcosa di inspiegabile, ma allo stesso tempo fa parte della normale vita di tutti questi interminabili giorni. Ora mi succede di incontrare assai spesso questo mio instancabile nemico: nelle pause fra una lezione e l’altra (a distanza), la mattina a colazione e nel primo pomeriggio a pranzo, tanto che adesso mi sembra così normale la sua presenza che la situazione esattamente opposta, dunque il rumore, mi stressa fino a portarmi all’ira implacabile contro chi osa disturbarmi.


2. Come riempi il vuoto provocato dal silenzio, quando non sei vincolato dalle lezioni, da interrogazioni o verifiche?


Michelle: Nella mattinata il vuoto del silenzio è occupato dalle lezioni online che mi impegnano molto. Nel poco tempo libero all'inizio della pandemia guardavo molti film o serie televisive, soprattutto in lingua straniera così da poter migliorare la mia pronuncia.

Col passare dei giorni, però ho realizzato che stare di fronte ad un computer nell'orario scolastico e poi trascorrerci ulteriore tempo paradossalmente non faceva che aumentare il silenzio.

Ma un giorno una mia compagna di classe mi ha chiesto di andare a fare una passeggiata virtuale con lei: ognuna camminava nei dintori della sua casa ma allo stesso tempo parlava al telefono con l'altra come se fossimo insieme.

Da quel momento è cambiata la mia routine.

Adesso faccio molte più camminate nel rispetto del colore della mia zona e dunque non oltre i limiti della legge, e seguo anche dei corsi online di ginnastica, yoga e persino zumba. Con questo nuovo modo di passare la giornata sono cambiate anche le mie stesse emozioni: infatti uscire fuori all’aria aperta, sotto la lucentezza del sole, mi ha reso una persona sicuramente più energica e serena.

Mi sono domandata spesso se questo cambiamento nelle mie abitudini avesse potuto in qualche modo influire sulla mia prestazione scolastica e devo ammettere per esperienza che è proprio così, ogni mattina entro nell’aula virtuale più rilassata e piena di grinta. Il silenzio non mi opprime più.


Ester: Tra una pausa e l’altra delle lezioni a distanza desidererei tanto dedicarmi ad alcune attività, come ascoltare la musica, il cui genere dipende dall’atmosfera che mi circonda e dal mio stato d’animo, ballare, ripassando le coreografie di hip hop (lo sport che pratico sempre online), leggere e anche cantare.

Purtroppo questa è una pura utopia perché o sono sotto pressione per verifiche e interrogazioni oppure ho sempre il timore di avere il microfono acceso: ultimamente mi è venuta una pura ossessione nel controllare se esso sia attivato o spento.

Perciò a tutti questi splendidi passatempi ho sostituito il silenzio, che è diventato il mio unico vero compagno dal vivo in questo periodo.

Anche nel resto della giornata, al di fuori dell’orario scolastico, mi circondo del silenzio facendo una passeggiata nel bosco oppure restando appollaiata sull’amaca, che ho montato io stessa, per osservare il tramonto infuocato.



3. Ti sarà capitato almeno una volta in questi ultimi mesi di trascorrere del tempo da solo, ad esempio andando a fare una passeggiata per conto tuo, senza nessuno con cui poter parlare o con cui discutere delle tue preoccupazioni. Che cosa provi e qual è il tuo stato d’animo in questi lunghi momenti di silenzio e solitudine?


Ester: Ultimamente mi capita spesso di fare una passeggiata da sola nel bosco: all’inizio era una situazione piacevole, come se il tempo si fermasse e io potessi riflettere. Un giorno però la mia percezione del silenzio è cambiata… Mi stavo dirigendo da sola verso la mia destinazione per incontrare due miei compagni scout, rispettando tutte le dovute precauzioni. Quella mattina di primavera ero felice, perché finalmente avrei potuto rivedere i miei amici, ma purtroppo non avevo preso in considerazione il tragitto nei sentieri, molto lungo e soprattutto senza un compagno di viaggio… Così, lungo l’arduo sentiero che mi conduceva verso la mia meta mi si è rivelato il lato oscuro del silenzio, che mi era rimasto celato fino ad allora.

É vero, non è male stare in silenzio, in quanto si medita, si riesce ad osservare attentamente il paesaggio naturale in tutti i suoi splendidi particolari, tuttavia da quel giorno ho provato una strana attrazione verso la solitudine che mi ha provocato inquietudine.

Per questa ragione ho deciso che d’ora in avanti andrò a camminare con qualcuno, come un mio famigliare ad esempio. Anche se spero di poter tornare a vivere a fare le passeggiate nel bosco con gli scout chiacchierando del più e del meno con i miei compagni di avventura, dimenticando la fatica, le mie preoccupazioni, lasciandomi trascinare dalla spensieratezza e dall’allegria fuggente.


Michelle: Come ho già detto, in questo periodo ho fatto molte passeggiate, alcune delle quali immersa nella mia solitudine. In questi momenti, con la musica nelle orecchie a farmi compagnia, mi sono spesso posta delle domande sulla vita in generale, ma soprattutto sul perché sia successo tutto questo. La maggior parte delle volte non sono approdata a delle risposte.

Oppure rifletto sui posti vuoti nella mia vita in quarantena, prima occupati dalle relazioni con i miei amici, i parenti, i professori, insomma tutti quei visi familiari che ora sono costretta a vedere solo attraverso un piccolo riquadro sullo schermo del mio computer.


E mentre penso a tutto questo regna

il silenzio assordante…











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