È passato un anno: con quali occhi guardiamo il mondo adesso ?
Lettera a dei conosciuti
Una mail di due ragazze a loro stesse un anno dopo l'inizio della pandemia.
Da: Martina e Sara
A: Martina, Sara e tutti gli altri
Oggetto: Resisti
C’è quel film su Netflix che ti piace tanto.
C’è la scena in cui i due ragazzi si incontrano sul treno, la ragazza va vicino a lui per parlargli e si sorridono, e vedono i sorrisi l’uno dell’altro.
C’è qualcosa di strano, nella chimica dei loro sguardi: sembrano nudi, sui sedili di quel vagone pieno, eppure hanno tutti i vestiti addosso.
Per un istante ti blocchi e ingenuamente ti chiedi “ma le mascherine e il distanziamento? E perché sono tutti assembrati?”.
Un anno su diciassette è molto più lungo di quanto sembri.
Ormai non esiste più una singola immaginaria visione che non sia contaminata dal germe della pandemia: un diciassettesimo della tua esistenza l’ha assorbita fino al midollo.
Dunque può essere spontaneo pensare che non finirà mai, che le vere interazioni sociali non ritorneranno, che le serate con gli amici e gli schiamazzi alle 3 di notte siano solo un ricordo sbiadito di una realtà romanzata.
Eppure a volte la senti, la normalità, quando qualche remoto impulso del tuo cervello ti fa scordare la mascherina una volta uscita di casa e devi tornare dentro a prenderla, che magari ti sei anche fatta un pezzo di strada prima di accorgerti dell’insolito vento sul tuo naso e intanto hai perso il pullman.
A volte la senti, la vita reale, quando siete lì, a bere e mangiare insieme, e vi guardate, e siete reali e tangibili e concreti.
In quei momenti, in quei precisi istanti in cui tutto sembra essere al suo posto, l’accendino dalla rotellina bloccata posto alla base della tua gola improvvisamente accende una fiamma così intensa che vorresti correre per strada e abbracciare tutti i passanti, anche quel vicino antipatico che lascia per il quartiere dei biglietti di monito scritti in quel modo sgradevole, con i punti esclamativi e tutto il resto.
Così tante parole, che prima suonavano così estranee, sono entrate prepotentemente nel tuo vocabolario durante l'ultimo anno:
quarantena, assembramento, distanziamento sociale, coprifuoco, igienizzante, sanificare.
Le barriere che abbiamo dovuto porre tra noi e gli altri ti hanno accompagnato fino a qui, e forse sarà difficile lasciarle andare.
Ogni tanto, presa da un'improvvisa nostalgia, rileggi le vecchie chat di WhatsApp.
-Andiamo al cinema? A vedere quel nuovo film di Wes Anderson che aspetti da tanto.
-Ti va di accompagnarmi a fare shopping domenica? Ho bisogno di vestiti per la festa di Malù.
-Pizza stasera? Oppure all you can eat? Questa volta pago io.
-Allora prendo anche tutti i dolci del menù.
-Andiamo da Clara in macchina.
-Ma ci stiamo? Siamo in sei.
-Stasera posso venire a dormire da te? Non voglio stare da sola, se ti va viene anche Ila.
-Cosa fai per Pasqua?
-Vado a Torino a trovare gli zii e mangio da loro, vengono anche i nonni.
Suona tutto così assurdo, così inverosimile.
Alla fine di ognuna di queste frasi ti aspetti ci sia una clausola scritta in piccolo che argini tutti i tuoi piani.
Ti ricordi quando eravamo al McDonald's, prima della pandemia, Ale aveva igienizzato tutto il tavolo con l'Amuchina e noi la prendevamo in giro?
Ti ricordi gli intervalli in atrio, quando ci ammassavamo alle macchinette, correvamo verso il bar per evitare l'"assembramento"? In quei minuti potevi andare dove volevi, passeggiare in cortile e attraversare gli edifici per andare a trovare un tuo amico o il tuo ragazzo. Quasi quasi rimpiangi pure i 10 minuti negli spogliatoi della scuola, quando ti cambiavi e ridevi con le tue compagne, ma nel mentre morivi per la puzza o per il troppo deodorante.
Tutto questo ti manca, ma in fondo sai che tornerai, che torneremo. Ora vedi il numero dei morti che si abbassa, non senti più le sirene correre per la via, le persone di cui ti preoccupavi si stanno vaccinando e forse quel piano per la vacanza con gli amici non è così irrealizzabile. Sei tornata a scuola, vedi di nuovo le persone a cui tieni, e anche se ti mancano le avventure sei grata di essere ancora qui, dopo un anno di sofferenza.
Tu che stai leggendo, resisti.
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